Fotovoltaico ad uso domestico, quando conviene?
26 Giugno 2018 | Efficienza Energetica
Il fotovoltaico in ambito residenziale può essere veramente conveniente se rispettate le condizioni necessarie e con i giusti accorgimenti. Scopriamoli insieme.
Se sei incappato in questo articolo è perché, probabilmente, stai valutando l’installazione di un impianto fotovoltaico ad uso domestico.
D’altronde le nostre case sono sempre più popolate da strumenti energivori pronti a soddisfare le nostre esigenze, dalla climatizzazione, alla pulizia, all’intrattenimento e così via.
Questi strumenti sono molto d’aiuto alle nostre vite, fino a quando la bolletta non presenta il conto…
Soprattutto in quest’ultimo periodo, molti come te sono alla ricerca di soluzioni per risolvere il problema alla fonte, o più precisamente alla fonte energetica.
Ebbene con il fotovoltaico viene auto consumata l’energia prodotta dalla fonte solare, rendendosi più indipendenti dall’energia della rete.
Ma questo impianto conviene sempre? Quali caratteristiche deve avere la propria abitazione affinché il fotovoltaico sia efficace? Quanto costa l’impianto e quali sono i tempi di ritorno dell’investimento?
Per aiutare chi come te sta si sta ponendo le medesime domande, ho pensato di scrivere questa piccola guida. Analizzeremo i fattori da considerare prima di valutare l’installazione di un impianto fotovoltaico, i requisiti per un buon dimensionamento dell’impianto, quindi il costo dell’intervento e i tempi di ritorno dell’investimento.
Se la premessa ti sembra interessante, mettiti comodo e buona lettura!
Indice
Prima l’efficienza energetica, poi le rinnovabili
L’impianto fotovoltaico oggi è particolarmente conveniente perché viene impiegato per soddisfare più tipologie di consumi, ma per massimizzare il risparmio in bolletta il “segreto” è abbattere gli sprechi.
Meno sprechi ci sono, minore è il fabbisogno energetico; quindi, più energia (prodotta dal fotovoltaico) è possibile stoccare o rivendere in rete.
Per abbattere gli sprechi energetici il primo intervento da considerare, per ordine e per importanza, è l’isolamento termico dell’involucro edilizio, quindi la realizzazione del famoso “cappotto”. Questo primo, e fondamentale, intervento è in grado di ridurre le dispersioni del 40-50%.
Altro passo importante, mirato anch’esso a contenere le dispersioni termiche, è la sostituzione degli infissi, spesso portatori di spifferi, che oltre a rendere gli ambienti meno confortevoli, comportano ulteriori sprechi energetici.
Questo miglioramento, oltre a conferire maggiori comfort e un concreto abbattimento dei rumori esterni, può assicurare circa +10% di risparmio in bolletta.
Poi, una volta efficientati questi aspetti possiamo passare alla valutazione del nuovo sistema di climatizzazione invernale e/o estivo. In questo caso, la tradizionale caldaia può essere con un impianto a pompa di calore con il quale soddisfare sia la climatizzazione invernale che estiva, o ibrido a pompa di calore.
Generalmente possiamo affermare che gli impianti a pompa di calore abbinati al fotovoltaico, permettono di risparmiare, mediamente, circa il 70% rispetto alla caldaia tradizionale.
Come abbiamo approfondito nell’articolo Incentivi per l’efficienza energetica in ambito residenziale, la guida rapida, tutti gli interventi sopra elencati, si autofinanziano in breve tempo attraverso i risparmi prodotti, ma per agevolare maggiormente la loro diffusione, sono fortemente incentivati dai bonus fiscali.
Aspetti da considerare nel dimensionamento dell’impianto
Gli aspetti tecnici da analizzare per un buon dimensionamento dell’impianto sono molteplici (puoi approfondirli nel nostro articolo dedicato Dimensionamento dell’impianto fotovoltaico, i principali aspetti da conoscere), uno dei più importanti è la radiazione solare.
Devi sapere che ogni zona geografica colpita in diverse maniere dalla radiazione solare e che per questo esistono diversi atlanti solari, all’interno dei quali è riportata la radiazione media per ogni area geografica, su base annuale e/o mensile, espressa in kWh/m².
Altro aspetto determinante è l’orientamento dei moduli fotovoltaici: più saranno orientati in direzione del sole e più produttivi saranno.
Esattamente con orientamento viene definita la collocazione rispetto ai punti cardinali (nord, sud, ovest, est), e come forse saprai, il migliore per la produzione è verso Sud.
Anche nelle altre condizioni è possibile installare l’impianto fotovoltaico, e nella maggior parte dei casi senza comprometterne troppo le prestazioni, ma dove possibile è sempre bene orientarsi verso Sud o Sud-est/Sud-ovest.
Invece, per quanto riguarda l’inclinazione s’intende l’angolatura dei pannelli rispetto al piano orizzontale (il suolo).
L’angolazione ottimale di un impianto alle nostre latitudini è compresa tra i 20 e i 35° (33° al nord e 22-23° nelle zone del centro-sud), tuttavia ci sono delle eccezioni.
Infatti, se ipotizziamo il caso -se pur raro- di un impianto installato su una baita montana isolata dalla rete, in questo caso necessitano di un’inclinazione a 50 o 60° per soddisfare il fabbisogno energetico in tutto l’arco dell’anno. Viceversa, se l’impianto viene sfruttato solo in estate i pannelli possono essere inclinati a 20-30° per massimizzare le prestazioni.
Quindi si passa a considerare la potenza.
Il fabbisogno energetico espresso in kilowattora (kWh) e riferito ad un consumo medio annuo (riportato in bolletta) viene diviso per i kWh che mediamente produce in un anno un kWp (kilowatt picco) e si ottiene la potenza che deve avere l’impianto per soddisfare il fabbisogno in questione.
Determinata la potenza necessaria per soddisfare il fabbisogno energetico e la potenza del modulo è così possibile definire il numero di pannelli da impiegare.
Le buone pratiche per l’uso del fotovoltaico domestico
L’impianto fotovoltaico è davvero conveniente solo se viene impiegato per l’autoconsumo, così da avere la sola energia che occorre per i propri consumi a costo zero.
Questa modalità, però, richiede un piccolo sforzo da parte del consumatore…
L’impianto fotovoltaico produce energia elettrica quando i pannelli vengono raggiunti dalle radiazioni solari, quindi di giorno. Solitamente però si è costretti a passare la gran parte della giornata al lavoro, o fuori casa in genere. Il rischio quindi è di produrre, se pur gratuitamente, energia in eccesso durante il giorno, lasciandoci a secco al rientro da lavoro, quando ormai i pannelli sono in disuso.
Chiaramente negli anni la tecnologia si è evoluta moltissimo, mettendo in commercio batterie in grado di accumulare buona parte di quell’energia che altrimenti sarebbe dispersa.
Ma la differenza la facciamo anche noi, con le nostre azioni.
Spostando la programmazione delle varie lavatrici, lavastoviglie, forni e pompe di calore nelle ore diurne, è possibile auto consumare l’energia prodotta dal fotovoltaico, riducendo così al minimo la dipendenza dalla rete.
Quanto costa e in quanto tempo si ripaga l’investimento?
Il costo di un impianto fotovoltaico da 6kWh con batteria di accumulo, compreso di beni significativi, beni accessori, posa in opera e spese tecniche, ad oggi, è di circa 30.000 €.
Anche se buona parte viene abbattuto dal bonus, può essere un investimento oneroso per una famiglia.
Occorre tenere conto, però, che un impianto di questo tipo è in grado di produrre in un anno, circa 6.500-7.000 kWh di energia elettrica (i valori cambiano molto a seconda della zona geografica di riferimento), che, ipotizzando una percentuale di autoconsumo del 75% grazie all’accumulo, consente di compensare un consumo di circa 5.000 kWh/anno.
Tenuto conto che per ogni kWh autoprodotto con il fotovoltaico si risparmia, oltre al costo dell’energia in rete, le spese relative alle accise, IVA, spese di trasporto e oneri di sistema e che i kWh in eccesso possono essere venduti in rete, i tempi di ritorno dell’investimento sono particolarmente interessanti.
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