Nuova etichetta energetica, cosa cambia per i consumatori e per i colossi dell’energia?
14 Maggio 2021 | Efficienza Energetica
Il 1° marzo 2021 è entrata in vigore la nuova etichetta energetica, cosa è cambiato? Quali effetti avrà sul consumatore? Cosa ne pensano i grandi colossi dell’energia?
È arrivato il momento di cambiare il tuo vecchio elettrodomestico o, addirittura, devi comprarne più di uno perché ti trasferisci in una nuova abitazione?
In questi casi, solitamente, si valutano i seguenti parametri: le prestazioni, l’ingombro che occupano, la funzionalità e l’efficienza.
Quest’ultima è particolarmente importante soprattutto di fronte a ingenti investimenti.
Probabilmente anche a te sarà capitato di acquistare un prodotto più efficiente, quindi più costoso rispetto ad altri, per essere certo di garantirti maggiori risultati nel tempo ed evitare così l’acquisto di un prodotto analogo in tempi ravvicinati.
Ma l’importanza dell’efficienza si riflette anche su altri aspetti ugualmente importanti, uno su tutti la sostenibilità, economica ed ambientale.
Infatti, un prodotto energeticamente efficiente deve assicurare contenuti consumi di energia, quindi minori costi in bolletta e di conseguenza un ridotto consumo di energia primaria.
In pratica, deve essere sostenibile per le nostre tasche e per l’ambiente.
Sebbene nel 2021 potrebbe essere logico pensare che tutti gli strumenti tecnologici siano ugualmente sostenibili ed efficienti, la verità è ben diversa.
Infatti, sul mercato esistono ancora prodotti energeticamente efficienti ed atri più scadenti.
Riconoscere la validità del prodotto è compito del consumatore.
Per questo, da anni, sono presenti su tutti gli elettrodomestici le etichette energetiche, per fornire a tutti noi consumatori, l‘indice di efficienza del prodotto in questione.
L’etichetta energetica si è spesso rinnovata negli anni, così come le tecnologie in commercio. Le ultime modifiche sono state introdotte lo scorso 1° marzo.
In questo articolo vedremo come è cambiata l’etichetta e come può aiutare il consumatore nella scelta del nuovo elettrodomestico. Inoltre, approfondiremo cosa ne pensano i grandi colossi dell’energia, per capire meglio il ruolo che potrebbero avere nella lotta allo spreco energetico.
Se vuoi capirne di più sull’etichetta energetica e su come potrà aiutarti nel tuo prossimo acquisto, continua la lettura di questo articolo fino alla fine.
Indice
Che impatto hanno i consumi energetici dei nostri elettrodomestici?
Come abbiamo detto, uno dei dati più importanti da considerare nell’acquisto di un nuovo elettrodomestico, è l’indice di consumo energetico, in particolare il consumo specifico in chilowattora (kWh).
Quindi cerchiamo di capire in maniera più tangibile cos’è un kWh.
Innanzitutto, come si può intuire dalla sigla, 1kW rappresenta mille watt, quindi per 1 kWh s‘intende mille watt consumati in un’ora.
Dunque, se possiedi un elettrodomestico di potenza di 1 kWh e impieghi il suo funzionamento per un’ora avrai consumato un kWh che, solitamente, paghi in bolletta circa 22 cent compresi i costi fissi.
Allo stesso modo, se l’apparecchio resta in funzione per 30 minuti significa che consumera0,5 KWh, pari a circa 11 cent/euro.
Considerato che, un kWh elettrico prodotto in rete genera in media 298 grammi di CO2, il nostro elettrodomestico in azione per un’ora è responsabile di circa 300 grammi di gas a effetto serra emessi nell’atmosfera.
Etichetta energetica, cos’è e a cosa serve?
L’etichetta energetica consiste in uno sticker adesivo che viene applicato in maniera ben visibile sull’elettrodomestico al fine di evidenziare, tramite una semplice scala di colore e lettere, il grado di efficienza dell’apparecchio.
Questa è stata introdotta per la prima volta nel 1994 ma, come accennato nelle prime righe dell’articolo, negli anni ha subito molte modifiche, in relazioni ai progressi tecnologici delle apparecchiature.
Come riporta il sito ufficiale dell’Unione Europea, oggi l’etichetta energetica è riconosciuta dal 93% dei consumatori e il 79% ne tiene conto al momento di acquistare elettrodomestici nuovi.
È evidente, dunque, quanto l’efficienza energetica sia diventata un parametro fondamentale per l’acquisto degli elettrodomestici, oltre che per edifici e mezzi di trasporto.
Come cambia la nuova etichetta energetica?
Nella nuova etichetta energetica spariscono le solite A+, A++ e A+++, che l’avevano resa poco comprensibile al consumatore, per lasciare spazio alla scala decisa dalla Commissione europea: sette classi, dalla meno efficiente lettera G fino alla più virtuosa A.
Questa nuova assegnazione delle classi implica una nuova visione di efficienza energetica.
Infatti, come spiega Kadri Simson del ministero all’energia della Commissione europea, ”la nuova scala comporterà una maggiore differenziazione tra i prodotti che, con l’attuale classificazione, compaiono tutti nelle stesse categorie”, e aggiunge “Ciò significa che un frigorifero che ora ha un’etichetta A+++ potrebbe rientrare nella categoria C, anche se ha le stesse caratteristiche di efficienza energetica di prima, oppure che una lavastoviglie A++ potrebbe appartenere alla categoria E. Il principio fondamentale è che all’inizio nessun apparecchio rientrerà nella categoria A e che solo pochi avranno l’etichetta B e C, in modo da incentivare l’invenzione e lo sviluppo di nuovi prodotti più efficienti dal punto di vista energetico”.
Ma il dato più importante che compare nella nuova etichetta è il consumo specifico in kWh, in anni per i frigoriferi, oppure chilowattora per 100 cicli nel caso di lavatrici, lavastoviglie e asciugatrici, mentre per le lampade e schermi TV il consumo viene espresso in mille ore di uso.
Questo dato è fondamentale, soprattutto in relazione a quanto spiegato nel primo paragrafo, poiché fornisce al consumatore l’indicazione reale di quanto incidono i consumi di quel preciso elettrodomestico, in bolletta e sull’ambiente.
Inoltre, il consumatore può accedere ad ulteriori informazioni sull’apparecchio semplicemente scansionando il QR riportato sull’etichetta.
Infine, sulla pagina dedicata alla nuova etichetta energetica c’è la possibilità di sapere quanto l’acquisto di un elettrodomestico di una certa classe può fare risparmiare in termini di consumi, elettricità ed emissioni di CO2, attraverso un semplice ed intuitivo calcolatore.
Tutte queste novità valgono per cinque categorie, ovvero lavastoviglie, lavatrici, frigoriferi, tv, display e lampade (dal primo settembre) ma sembra che ci sia già l’intenzione di inserire altre quattordici categorie entro il 2023.
Cosa ne pensano i colossi dell’energia?
I più attenti avranno notato che, ultimamente, alcuni elettrodomestici essenziali per le nostre abitudini quotidiane, come le aspirapolveri, sono sprovvisti dell’etichetta energetica.
A tal proposito aveva suscitato un gran scalpore il caso Dyson: le aspirapolveri avrebbero dovuto avere l’etichetta energetica, quella di vecchio tipo, dal primo settembre del 2014 ma la Dyson si oppose sostenendo che il regolamento avrebbe indotto in errore il consumatore in merito all’efficienza.
L‘efficienza delle aspirapolveri, secondo il regolamento, sarebbe stata misurata durante l’uso con il contenitore per la raccolta della polvere vuoto contenuto all’interno, come sappiamo, però, la nota marca inglese è famosa per il suo sistema senza sacchetto.
Con questa trovata ingegnosa la casa produttrice è riuscita dunque a evitare il giudizio dell’etichetta energetica che per i grandi colossi come Dyson, può rappresentare un forte ostacolo. In che senso?
Per i grandi colossi dell’energia esporre sugli scaffali un prodotto di categoria C accanto al concorrente di classe B può rappresentare molto in termine di vendite.
Per questo, sono propri i colossi dell’energia -rari casi a parte- ad ostacolare la concreta diffusione dell’efficienza energetica nelle nostre case.
Come abbiamo detto, nonostante ciò, la volontà della Commissione europea resta quella di applicare il regolamento a tutte le tipologie di apparecchio entro il 2023.
Per tale scadenza molte associazioni stanno già chiedendo che l‘etichetta energetica venga arricchita con le informazioni circa il grado di riciclabilità e sull’introduzione di un sistema alla francese che indichi la possibilità o meno di riparare un apparecchio nel tempo.
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