Quanta energia sprechiamo?
31 Marzo 2025 | Efficienza Energetica
Crescita della domanda, dipendenza dall’estero, impatto ambientale ed economico. Perché l’energia è una questione che riguarda tutti noi?
La domanda energetica mondiale è in costante crescita. La popolazione aumenta, la digitalizzazione avanza e la transizione verso un’economia elettrica e decarbonizzata accelera. Soddisfare questo fabbisogno è una delle sfide più complesse e strategiche del nostro tempo, perché l’energia è alla base dello sviluppo economico, della sicurezza e del benessere sociale.
In questo scenario globale, anche l’Italia è chiamata a fare la sua parte. Infatti, nonostante i progressi nelle fonti rinnovabili, il nostro Paese dipende ancora fortemente dall’importazione di energia, soprattutto gas e petrolio.
Questa dipendenza energetica si traduce in fragilità economica, volatilità dei prezzi e bollette più care per famiglie e imprese. È un modello che rende l’Italia vulnerabile alle crisi internazionali e meno competitiva rispetto ad altri Paesi europei.
Comprendere questo contesto è essenziale per orientarsi nel dibattito sulla transizione energetica e sulle scelte necessarie per garantire maggiore indipendenza, sostenibilità e stabilità economica.
Per approfondire questi e altri aspetti, continua la lettura dell’articolo fino alla fine.
Indice
Produzione e consumo di energia in Italia
Nel 2024, il fabbisogno energetico primario dell’Italia si è attestato intorno ai 157 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep), un valore in linea con l’anno precedente ma ancora distante dai livelli pre-pandemia del 2019, segnando un calo complessivo dell’8,7%.
Il petrolio ha continuato a rivestire un ruolo centrale nel mix energetico nazionale, coprendo circa il 39% dei consumi totali (l’incremento registrato in questo ambito è legato principalmente alla ripresa della mobilità e, di conseguenza, a un maggiore impiego nel settore dei trasporti).
Il consumo di gas naturale è stato di circa 62 miliardi di metri cubi, segnando una diminuzione del 2,5% rispetto all’anno precedente e attestandosi ai livelli più bassi degli ultimi quindici anni. Le fonti rinnovabili hanno avuto un ruolo di crescente rilievo, con un netto aumento rispetto all’anno precedente.
In particolare, in relazione all’energia elettrica, nel 2024, l’Italia ha consumato 312.000 GWh con il 41,2% proveniente da fonti rinnovabili, segnando un record storico. La capacità installata da fonti rinnovabili ha raggiunto 76,6 GW, con incrementi significativi nel fotovoltaico (37,1 GW) e nell’eolico (13 GW).
Nel primo bimestre del 2025, la produzione da rinnovabili è diminuita dell’8,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, totalizzando 15,8 TWh. Di conseguenza, la copertura della domanda elettrica nazionale da parte delle rinnovabili è scesa al 30,6%, rispetto al 33,3% dell’anno precedente.
Sempre per quanto concerne l’energia elettrica, la produzione interna ha soddisfatto l’83,7% del fabbisogno nazionale, corrispondente a circa 261.286 GWh.
Il restante 16,3% del fabbisogno, pari a circa 50.999 GWh, è stato coperto tramite importazioni dall’estero.
In sintesi, mentre l’Italia sta incrementando la propria produzione interna, soprattutto da fonti rinnovabili, anche una parte significativa dell’energia elettrica consumata proviene ancora dall’estero, evidenziando la necessità di continuare a investire nell’autosufficienza energetica.
Quanto spende l’Italia per l’energia?
Nel 2024, l’Italia ha speso circa 48,5 miliardi di euro per l’approvvigionamento energetico.
Questa cifra rappresenta la spesa complessiva per l’energia, comprendente petrolio, gas naturale, energia elettrica e altri combustibili.
Come accennato in precedenza, l’Italia presenta un’elevata dipendenza energetica dall’estero, che si attesta intorno al 75%. È quindi ragionevole ritenere che la gran parte della spesa energetica complessiva sia stata destinata all’importazione di energia da altri Paesi. In particolare, l’Italia si approvvigiona dalla Francia, grazie alla sua consistente produzione nucleare, dalla Svizzera, che sfrutta principalmente l’energia idroelettrica, dalla Slovenia, che contribuisce con fonti sia nucleari che idroelettriche, e infine dall’Austria, la cui fornitura proviene quasi esclusivamente da impianti idroelettrici.
Di questa, quanta energia viene sprecata?
Considerando che almeno il 50% degli edifici pubblici in Italia rientra nelle tre classi energetiche meno efficienti (E, F e G), con un 24% concentrato nella sola classe G, e che anche il comparto residenziale presenta una situazione analoga, con il 52% degli immobili classificati in F e G, è evidente l’enorme quantità di energia che viene dispersa a causa dell’inefficienza del patrimonio edilizio esistente.
Dunque, una gran parte dell’energia prodotta serve semplicemente a compensare le dispersioni dovute a un cattivo isolamento termico, a impianti obsoleti e a comportamenti energetici inefficaci.
Ma cosa significa tutto questo, in termini concreti, per ciascuno di noi?
Come evidenziato nei paragrafi precedenti, nel 2024, il fabbisogno energetico nazionale ha raggiunto circa 157 Mtep. Dividendo questo dato per la popolazione residente – circa 60 milioni di persone – si ottiene un consumo medio annuo di 2,4 tep per abitante.
Considerando che 1 tep equivale a circa 6-7 barili di petrolio, ogni italiano “consuma” l’equivalente di 16 barili di petrolio all’anno. Una quantità impressionante, soprattutto se si pensa che questo consumo costa mediamente circa 3.000 € a persona, l’equivalente di due mesi di stipendio medio netto.
Questa è l’energia che ci costa cara, in bolletta ma anche in termini ambientali e sociali.
Sebbene l’Italia stia incrementando progressivamente la produzione interna di energia, soprattutto grazie alle fonti rinnovabili, ci avvaliamo principalmente di energia fossile che come ben sappiamo inquina e ci rende dipendente dall’estero. Questa dipendenza, oltre a renderci più vulnerabili di fronte a tensioni internazionali, crisi del gas o blocchi produttivi nei Paesi fornitori, ci rende meno competitivi.
Soprattutto alla vista del fatto che l’Italia paga l’energia mediamente più cara rispetto alla media UE, anche a causa dei costi di importazione e della volatilità dei mercati fossili.
Come abbattere gli sprechi?
A questo punto appare evidente la necessità, ancora prima di aumentare la produzione energetica, anche da fonti pulite, di abbattere gli sprechi energetici e di ridurre i consumi superflui intervenendo sull’efficienza.
Ogni kilowattora risparmiato grazie a un edificio ben isolato e dotati di impianti efficienti è un kilowattora che non serve produrre, con benefici immediati in termini economici, ambientali e di sicurezza energetica.
Ridurre gli sprechi significa alleggerire la domanda di energia, rendendo più sostenibile l’intero sistema: meno pressione sulla rete, minori costi per famiglie, imprese e pubbliche amministrazioni, minore dipendenza dalle importazioni e, soprattutto, un uso più responsabile delle risorse.
Per ottenere questi risultati, è possibile adottare – anche in modo combinato – numerose strategie, come ad esempio l’isolamento termico dell’involucro edilizio, la sostituzione di serramenti obsoleti, l’adozione di impianti di climatizzazione e riscaldamento ad alta efficienza, l’ottimizzazione dei processi produttivi, l’installazione di sistemi di illuminazione LED, l’impiego di sistemi di monitoraggio e controllo continuo delle performance energetiche e, naturalmente, soluzioni di autoproduzione da fonti rinnovabili, integrate con sistemi di accumulo.
Queste sono solo alcune delle soluzioni concrete per fare di più con meno energia.
Se vuoi iniziare a ridurre gli sprechi energetici nella tua azienda o nel tuo edificio e pensi che RiESCo faccia al caso tuo, noi siamo qua.